TU sei TU

Il nostro amore è cresciuto, e noi dove eravamo?
Immersi nella nostra quotidianità non ci siamo soffermati a vederlo crescere.
Perché noi, amore mio, siamo maturati insieme.
E oggi penso al giorno in cui ci siamo conosciuti, penso a come eravamo prima e a quello che siamo diventati ora.

Due giovani spauriti con le porte del cuore aperte.
Due giovani timorosi di soffrire, ma con sete di affetto.

Ed io che credevo di non innamorarmi mai, di vivere di altro.

Oggi penso a come ci siamo conosciuti.

Noi due, spiritosi e stupidi, noi due, senza niente da perdere.

Adesso di cose da perdere ne ho molte, e lotterei per non lasciarle fuggire via  Queste cose riguardano te, te che sei entrato nella mia vita con passi silenziosi e delicati, attento a non farmi male, attento a non farmi cadere.

…che la malinconia e i ricordi spengono l’umore, ma oggi mi rendono serena….

E penso a quando ci siamo conosciuti, a quando ci siamo sfiorati senza toccarci, raccontandoci piccole parti di noi.
E la nostra voglia di scoprirci, le mille parole non dette.
Accendere il computer solo per sentirti, restare a casa solo per parlare con te, te che eri uno sconosciuto e potevi restarlo.
E poi la tua spontaneità al telefono, la tua voglia di farmi ridere.

Conquistarmi lentamente.

Come ho fatto a capire da subito che persona straordinaria eri? Io che non rischio, che non ho fiuto per queste cose.

E come si può restare stregati e contenti di esserlo?

Ricordo la paura dell’inizio. Al primo appuntamento sono tornata a casa con il pensiero che l’indomani non ti saresti fatto sentire, vittima di attenzioni di una sera, e qualche giudizio affrettato.
Non è stato così, anche se ogni giornata era una continua paura di perdersi, di non capirsi.
La paura di essere diversi, di restare vicini con le sensazioni, e smarrirsi tra principi discordi.
Alcune paure se l’è portate via il vento della nostra lontananza, altre se l’è trascinate la corrente esperta del mare.
Il mare delle nostre isole, dei nostri giochi in acqua, e delle nostre serate importanti.
I contabaci in tilt, i telefoni sempre accesi per stare insieme, le fotografie per ricordare ogni attimo.
E poi quella paura notturna che non ti lasciava mai, nemmeno per sognare.

La paura accompagnata alla serenità di viverti.

Perché noi siamo cresciuti insieme, con i nostri difetti e le nostre mancanze di ragazzi inesperti; con i nostri umori e la testardaggine a far da guida ad ogni discorso.
Siamo maturati sentendoci dentro l’un altro anche quando eravamo divisi, e siamo diventati migliori in ogni cosa della nostra vita.

Disillusi, spaventati.
Ricreduti sull’amore.

Ci siamo compresi, supportati, consolati. Ci siamo salvati a vicenda come due amanti, due amici d’infanzia,  due complici beffardi che deridono i pericoli e se ne giocano. Ci siamo lavati da tutte le nostre diffidenze e abbiamo costruito un rapporto basato sul rispetto, la fiducia e la sincerità.

E oggi penso a come ci siamo conosciuti, e mi sembra impossibile tutto questo.

Perché tu sei tu, e io non potevo saperlo quel giorno in cui abbiamo parlato per la prima volta.
Tu sei tu e lo scopro ogni giorno che vivo insieme a te.

Cronache di “poveri” fratelli

Tutto è come dev’essere.
La notte indurisce la polpa dei frutti, risveglia il desiderio degli insetti, calma l’inquietudine degli uccelli, rinfresca la pelle dei rettili, fa danzare le lucciole.
Si, tutto è come dev’essere.

L. Sepùlveda, Le rose di Atacama

Ieri è stato un sabato diverso …
Vedere mio fratello, dieci anni più piccolo di me, con il capogiro e piegato in due per aver bevuto troppo non era previsto nella mia tabella di marcia.

Il suo viso spaesato, impaurito, tenero.
Il suo silenzio.

Siamo tornati a casa tutti insieme, come un’allegra famigliola di ritorno dalla gita domenicale, e non ci ha avvertito che stava per sentirsi male. Eppure dovevo rendermi conto che non parlava, non faceva battute, che mancavano le solite smorfie tra di noi.
Ridevo senza capire.

Il suo viso bianco, innocente, annebbiato.

Abbiamo fatto il caffè, sveglie con lui fino alle 3.30. Tutto il sonno che avevo era sparito, e non avrei mai preso sonno con la paura che stesse ancora male o avesse bisogno di qualsiasi cosa. Non avrei dormito pensando che se mio padre si svegliava e lo trovava così sarebbe stata la fine.
E allora ero pronta a dire che ero stata male io, che tutto quel caos notturno era colpa mia.
Si.
Ho dormito tutta la notte con questo pensiero. E stamane avevo già la faccia di cartone pronta per una mezza verità voluta, desiderata e studiata dal trio famigliare.
Il suo viso è ritornato come quello di sempre: spiritoso, beffardo, colorito.
E oggi le smorfie non sono mancate. Le mie carezze sui capelli hanno riportato tutto alla normalità.

E dire che va svezzato, ma anche no.