“Scrivere è dimenticare.
La letteratura è il modo più piacevole di ignorare la vita.”
F. Pessoa
L’estate è finita, settembre quasi.
Io ho smesso di pensare, o meglio ho evitato di farlo. Ho avuto tanto tempo per me e non ho voluto sprecarlo in monologhi interiori che poi chissà se servono a qualcosa.
L’ho fatto di proposito, e quasi me ne vanto. Si, mi vanto della mia leggerezza, della mia non-voglia, di giornate trascorse a guardare in aria.
Ed erano anni che NON mi sentivo una diciannovenne.
… che poi è una data meramente simbolica, nient’altro …
Quando ho finito le scuole superiori, così come facevo ogni estate dopo la scuola, mi sentivo libera da tutto. Trascorrevo le serate a leggere in una terrazza di casa in cui non passava nessuno. Giravo per le stanze con la matita tra l’orecchio, sceglievo il libro del giorno e mi sedevo a leggere.
C’era ombra in quello spazio tutto mio, ombra e serenità.
Non uscivo molto [per scelta], non avevo un telefonino [e nemmeno gli altri], non avevo corteggiatori [e non mi importava].
In quelle estati pensavo soltanto a me, c’ero solo io. Io e i miei sogni.
E scrivevo, molto. Scrivevo delle mie paure, dei miei personaggi inventati. Scrivevo storie che erano nella mia testa, e mi addormentavo la notte con un unico pensiero.
Poi questi momenti sono finiti, velocemente.
Ho rincorso la vita, e lei ha rincorso me. Ho smesso di sognare senza accorgermene e tutto ha assunto una piega diversa.
Ho continuato a leggere pagine e pagine e lì mi sono persa, ho cambiato gusti letterari senza mai pentirmi o pensare al passato.
Ho avuto altre cose da fare, meritevoli si, ma anche no.
Ho studiato molto e rinunciato alle cose per me belle, senza curarmene. Non mi sono voluta molto bene, questo lo devo dire.
Sono successe tante cose e in questo momento elencarle non avrebbe molto senso.
Ecco perché ora mi sento nuovamente una diciannovenne. Adesso che ho finito di studiare [forse] sono tornata la Ele di prima.
Ora ho di nuovo 19 anni e mi aggrappo ai miei sogni con dolore.
Mi sveglio la mattina e mi aggrappo a quei sogni ritrovati e ho paura che se ne vadano un’altra volta senza spiegarmi il perché. Li rincorro per tutte le ore della giornata pensando a come sarebbe bello se …… a quanto, a come fare, a cosa …..
Quest’estate ho letto con meno voracità del solito e ora capisco il perché. I libri non potevano farmi compagnia, mi davano dolore. E allora li ho mandati via, perché sono brava ad allontanare ciò che mi fa soffrire.
E se leggevo pensavo. Ma quest’estate non potevo permetterlo, dovevo scappare da me.
Ora le belle giornate al mare [peraltro molto piacevoli] sono passate, così come è passata quella spensieratezza che ho coltivato giorno dopo giorno a luglio e agosto.
Ora l’estate è finita, e settembre quasi.
Recupero il tempo perduto, e me lo prometto!